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9.1.08

Scena 5

Interni, aula scolastica fine 800. All’interno ci sono tanti banbini (il Toppini, il Filicchi, il Panieri, il Raspini, ecc). Alla cattedra sta uno-uomone coi baffi intrisi di sugna. Il pazzo si siede al suo banco.

Voce fuori campo - Quella mattina già il nostro dolore si spargeva nell’aria. Il Toppini, quel figliuol d’un mariuolo, andava vergando righe di bestemmie sul banco intarlito. Il Filicchi, il figliuol del panajo zoppo, trascinava il moncherino della gamba su e giù per il pavimento, senza il coraggio d’alzar l’occhi. A quel punto il nostro caro e asmatico maestro proferì con vocione da caporale: “So bene cosa vi turba, miei bravi discepoli. Ma l’uomo dev’esser fermo e leale nel dolore” e così dicendo aggiustò un nocchino di tre etti sul capo del Toppini. “Oggi la disgrazia si abbatte sulle vostre testoline di pinolo, ma domani, domani queste vostre lagrime saranno condimento della vostra vita e delle lasagne della mensa.” Sì, quel giorno che il nostro zoppo maestro sordomuto ci ricordava, era l’anniversario della morte di Hegel. Tutti noi ci stringemmo allora il cappello al petto, eccetto il Panieri, ch’era monco, e cantammo un’Ave Maria Dacci Il Formaggio, diretti dall’impeccabile e Talassemico maestro. Dopo che ebbe rampognato il Panicchi, che stonava come un campanaccio, il nostro paralitico maestro iniziò a dettarci il racconto.

Qui la porta della classe si apre di colpo, ed entra Omar, gridando PPN, con un popone in mano. Il maestro viene ucciso da Omar con il popone, mentre il pazzo si porta le mani alla testa.

Pazzo - Nooo! Tutto questo non è Hegel! Hegel! Dove sei?

E così dicendo si alza ed esce dalla classe, mentre il Filicchi e il Toppini si picchiano.

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